Nel 1949 Il Campionissimo Fausto Coppi vinceva sia Tour de France sia Giro d'Italia usando un cambio Simplex (marca francese ma costruito in Italia), meno affidabile rispetto ai cambi Campagnolo ma più comodo perchè permetteva la pedalata durante il cambio marcia. Ernest Csuka riferisce che Tullio Campagnolo comprò due deragliatori Nivex presso lo stand di Alex Singer al Salone di Parigi di quell'anno e qualche mese dopo il Vicentino presentò al Salone di Milano il prototipo di un cambio tanto innovativo che viene considerato il padre di tutti i cambi moderni: Il Gran Sport. Esso era infatti il primo cambio a parallelogramma per bici da corsa e tutt'ora viene usato questo principio per i moderni deragliatori posteriori. Tullio Campagnolo era anni avanti agli altri!
Va ricordato inoltre che prima della sua effettiva uscita sul mercato, avvenuta intorno al 1950, venne presentato il cambio Paris Rubaix (1950) che fu adottato dallo stesso Coppi.
1949: UN PROTOTIPO RIVOLUZIONARIO
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Illustrazione di Rebour del Prototipo del 1949 |
Il cambio presentato al Salone di Milano, essendo molto più simile ai prodotti francesi rispetto alla solita produzione Campagnolo, destò sin da subito molto interesse. Praticamente Tullio Campagnolo aveva adoperato per la prima volta per le bici da corsa, il sistema a parallelogramma dei cambi Nivex. Era privo della molla di ritorno ma era dotato di un ingegnoso sistema a due cavi, uno per tirare il deragliatore sulla corona più grande e l'altro per tirarlo su quella più piccola. Per limitare l'ampiezza del movimento del cambio non furono usate le classiche viti di regolazione ma sembra che i fermi di limite erano integrati negli shifter, esattamente come i cambi Nivex. La sua struttura, caratterizzata da un parallelogramma molto corto, aggravava il problema del movimento indesiderato verso l'alto quando ci si muoveva verso una corona più grande. Inoltre mentre il cambio francese rendeva la rimozione della ruota un'operazione molto laboriosa, questo prototipo, girato di 90 gradi rispetto al Nivex, rendeva lo smontaggio molto più semplice.
Inizialmente Campagnolo posizionò il perno della gabbia della puleggia al centro, probabilmente considerando la gabbia simmetrica più adatta; questo però portava ad un problema: quando il cambio si spostava in avanti, la gabbia si muoveva parecchio, ma la catena tirata era poca.
Purtroppo sembra che non ci siano altre foto di questo prototipo. Se qualcuno ha qualche immagine-foto che vuole condividere con
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1950-1951: 3 VERSIONI MOLTO FRAGILI
La versione messa in commercio nel 1950 era molto diversa dal prototipo presentato l'anno prima, assomigliando già alla versione finale, che arrivò, in forma modificata, fino al cambio Nuovo Record. In questa prima versione, il morsetto del deragliatore per il cavo è ruotabile per permettere l'angolo ottimale per il cavo stesso. La scelta di tenere il collegamento del cavo così vicino alla vite di serraggio, era dovuto al fatto che se esso fosse stato curvo nel morsetto, avrebbe rischiato di rompersi.
In un periodo in cui andavano per la maggiore Cambio Corsa o Paris Rubaix, cioè cambi a bacchetta, non c'era ancora l'uso di costruire bici con forcellini con il gancio built-in per l'alloggiamento del cambio (che sarebbe divenuto uno degli standard del ciclismo, anche in questo caso grazie alla rivoluzione portata da Tullio Campagnolo con i cambi a parallelogramma), per cui, anche per questioni di retrocompatbilità,il cambio si attaccava alla bici solo con il suo gancio inizialmente forgiato, molto interessante esteticamente, e per i cambi degli anni successivi solo stampato.
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Usura del parallelogramma |
Il parallelogramma era costituito da due piastre piatte, parallele e realizzate in Ottone; a causa, sia di queste scelte strutturali, sia delle grandi forze in gioco all'interno del cambio, probabilmente non prese in considerazione inizialmente, nonostante la resistenza del materiale di cui erano composte, esse tendevano a piegarsi con l'utilizzo. Questo problema era noto anche a Tullio Campagnolo che cercò di arginarlo con una nervatura di rinforzo nella piastra posteriore, che però servì ben a poco: così di frequente si trovano esemplari prodotti nel 1950 con la piastra posteriore piegata.
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Nervatura di rinforzo |
A questa fragilità strutturale, inoltre, va aggiunta l'usura abbastanza veloce delle pulegge; per risolvere anche questo problema, però si dovrà aspettare la produzione in serie del 1953, quando si troveranno materiali più resistenti e leggeri. Per questa versione esse erano caratterizzate da un diametro di 30 mm, dalla presenza di cuscinetti a sfere e dai 9 buchi, probabilmente presenti per evitare di rendere il cambio troppo pesante.
Per questa prima fase di produzione, si possono distinguere ben 3 versioni (denominate 51-1, 51-2, 51-3), tutte caratterizzate da una notevole fragilità contro cui Tullio